Descrizione
La chiesa, costruita tra il 1035 ed il 1040, costituisce un esempio del nuovo slancio alla vita spirituale, economica ed artistica chè sfociò in un nuovo stile architettonico: il romanico. I fornici cigliati dell’abside di S. Tommaso documentamo una fase dell’evoluzione degli elementi decorativi durante il primo secolo del romanico.
Prima della fine del X° secolo, le teorie degli archetti pensili avevano raggiunto un’ampia diffusione, specie nell’arcaica forma binata (documentata nel vicino Battistero di S.Ponso) prima che comparissero i fornici ciechi. Un esempio arcaico di questi è documentato nella chiesa abbaziale di S. Mauro in Pulcherada (990). Essi sono caratterizzati da una nicchia poco profonda nella muratura.
La soluzione non è ancora consolidata se, nella contemporanea abside destra della cattedrale di Sant’Orso ad Aosta, vengono proposte delle nicchie allungate poco profonde.
Mentre questa soluzione viene abbandonata, la prima, unendo funzionalità e decorazione. Evolve in un disegno compiuto nei primi decenni dell’XI° secolo (es. S. Stefano a Rocca d’Arazzo-Asti, ed il Battistero di Novara) dove la decorazione muraria si arricchisce di archetti pensili.
Il passo successivo è costituito dalla fusione dei due elementi architettonici in fornici cigliati come a S. Tommaso a Busano.
Non è escluso che i costruttori del complesso monastico abbiano avuto nell’abside maggiore della cattedrale d’Ivrea il modello di prestigio a cui riferirsi.
La soluzione caratteristica del secondo quarto del secolo XI° non costituisce un punto d’arrivo, perché, già a partire dalla metà del secolo, vengono elaborate nuove proposte: le nicchie si allungano, il diaframma si assottiglia fino all’inserimento di una colonnina ed alla realizzazione di gallerie cieche di coronamento.
L’abside maggiore è coronata da sei fornici ciechi, spartiti da una sola lesena mediana ed incorniciati con archetti pensili.
Le nicchie presentano una strombatura interna su tutti i lati. Le absidi laterali presentano solo archetti pensili raggruppati in serie di quattro da una partizione di lesene.
Fanno parte dell’edificio originale le mura del presbiterio con tre archetti ed una croce luminosa nella parte terminale della navata centrale.
Delle aperture primitive si conserva solo una monofora arcuata a doppio strombo. La rifinitura con incisioni nell’intonaco è di epoca successiva. La muratura, come documentato dalla parete meridionale non intonacata è costituita da ciottoli fluviali e da piatrame non squadrato di ridotte dimensioni. Solo in corrispondenza delle lesene traspare una maggior attenzione nella scelta e nella posa del materiale.
Prima della fine del X° secolo, le teorie degli archetti pensili avevano raggiunto un’ampia diffusione, specie nell’arcaica forma binata (documentata nel vicino Battistero di S.Ponso) prima che comparissero i fornici ciechi. Un esempio arcaico di questi è documentato nella chiesa abbaziale di S. Mauro in Pulcherada (990). Essi sono caratterizzati da una nicchia poco profonda nella muratura.
La soluzione non è ancora consolidata se, nella contemporanea abside destra della cattedrale di Sant’Orso ad Aosta, vengono proposte delle nicchie allungate poco profonde.
Mentre questa soluzione viene abbandonata, la prima, unendo funzionalità e decorazione. Evolve in un disegno compiuto nei primi decenni dell’XI° secolo (es. S. Stefano a Rocca d’Arazzo-Asti, ed il Battistero di Novara) dove la decorazione muraria si arricchisce di archetti pensili.
Il passo successivo è costituito dalla fusione dei due elementi architettonici in fornici cigliati come a S. Tommaso a Busano.
Non è escluso che i costruttori del complesso monastico abbiano avuto nell’abside maggiore della cattedrale d’Ivrea il modello di prestigio a cui riferirsi.
La soluzione caratteristica del secondo quarto del secolo XI° non costituisce un punto d’arrivo, perché, già a partire dalla metà del secolo, vengono elaborate nuove proposte: le nicchie si allungano, il diaframma si assottiglia fino all’inserimento di una colonnina ed alla realizzazione di gallerie cieche di coronamento.
L’abside maggiore è coronata da sei fornici ciechi, spartiti da una sola lesena mediana ed incorniciati con archetti pensili.
Le nicchie presentano una strombatura interna su tutti i lati. Le absidi laterali presentano solo archetti pensili raggruppati in serie di quattro da una partizione di lesene.
Fanno parte dell’edificio originale le mura del presbiterio con tre archetti ed una croce luminosa nella parte terminale della navata centrale.
Delle aperture primitive si conserva solo una monofora arcuata a doppio strombo. La rifinitura con incisioni nell’intonaco è di epoca successiva. La muratura, come documentato dalla parete meridionale non intonacata è costituita da ciottoli fluviali e da piatrame non squadrato di ridotte dimensioni. Solo in corrispondenza delle lesene traspare una maggior attenzione nella scelta e nella posa del materiale.
Modalità di accesso
le absidi romaniche sono nella parte posteriore della chiesa Parrocchiale